TEANA
Sebbene la leggenda rimandi alla sede estiva della scuola pitagorica metapontina derivando il nome stesso da quella Theanó moglie (o figlia?) e discepola dello stesso Pitagora, alcuni studiosi cercano altrove l’origine del centro ritenendo più plausibile l’ipotesi di identificare Teana col noto Latinianon. La matrice bizantina di Teana è comprovata da una parte dalle pergamene del monastero di Carbone, riguardanti principalmente il suo antico e ormai inesistente monastero basiliano che fu retto, fra gli altri, da San Saba il Giovane, come ci informa la più antica di queste risalente al 1007, e poi donato nel 1080 da Gimarga, “unica ed indiscutibile signora di Teana”, al monastero carbonese, e dall’altra dal sito e dalle caratteristiche tipologiche e costruttive del Castello.
Si tratta questo di uno spazio fortificato ai limiti del borgo, cioè di un kastellion, sorto su uno sperone isolato il cui pendio a Nord, molto ripido, ne favorisce la difesa. Il tessuto urbano di chiaro assetto medievale, seguendo l’andamento geo-morfologico del territorio, mostra “strade disposte lungo le curve di livello est-ovest e strade, spesso scalinate, ortogonali radiali che venivano a congiungere quelle concentriche parallele; case con doppio livello, con le caratteristiche stanze inferiori, il cui nome dialettale di catuojo richiama i bizantini catodei, vani aperti sulla strada”. Dalla citata pergamena del 1080, si ha indirettamente la notizia del passaggio del potere dall’antica aristocrazia bizantina locale, di cui Gimarga doveva essere erede, a quella dei nuovi conquistatori normanni, ai quali apparteneva il marito di lei, Ugo Chiaromonte. Da questa famiglia Teana passò poi a quella dei potenti Sanseverino, attraverso Margherita che nel 1310 circa aveva sposato Giacomo e, alla morte del fratello Ugo nel 1319, aveva ereditato la Contea di Chiaromonte; questi la tennero fino al 1343 quando fu portata come bene dotale da Eufrasia a Giacomo Messanelli. Fu Nicola loro figlio ad intitolarsi I Signore di Teana e solo nel 1625 la famiglia ottenne il titolo di Marchese con Ottavio.
Risale al 1683 il più antico apprezzo della Terra di Teana pervenutoci; in esso, il perito d’Urso fa riferimento al castello, la di cui torre è stata adibita a sede delle carceri, e alle 10 chiese, descrivendo, nel complesso, una situazione drammatica dovuta maggiormente al susseguirsi di pesti e carestie (già nel 1669, si era toccato il minimo storico di 306 abitanti). La popolazione è costituita per lo più da braccianti e non vi sono medici, speziali o dottori. Il malcontento dev’essere stato dilagante dato che, in quegli anni, parte della popolazione decise di lasciare il borgo alla volta della nascente Fardella. Si dice che in quell’occasione il castello venne arso e poi abbattuto fino alle fondamenta per eliminare il triste ricordo dei marchesi, legato alle vessazioni e ai soprusi subiti; le pietre dello stesso furono usate, in seguito, per la costruzione di palazzi e palazzetti signorili all’ interno del paese. Tuttavia, non vi sono documenti a riprova di ciò; più probabilmente, il crollo sarà stato causato da un terremoto (uno molto forte si registrò nell’area del Pollino nel 1708). Dal 1730, col miglioramento delle condizioni agricole, si assiste ad un progressivo aumento della popolazione con conseguente incremento delle produzioni di grano, vino, olio, lana e seta. Si pensi che nel 1736, si producevano circa 500 libbre di seta. Nel 1770 la baronia della terra di Teana è venduta ai Donnaperna, i quali vendettero poi la nuda proprietà ai signori Lecce nel 1824. Nel 1884, al fine di promuovere l’agricoltura, si costituì la società operaia “La Sentinella”. Ma purtroppo, già dal periodo post unitario, si era avvertito un forte calo della popolazione tanto che, dei 1634 abitanti che si contavano nel 1861, nel 1901, si era arrivati a 874, complice il grande flusso migratorio verso il benessere e la fortuna che Stati Uniti ed Argentina potevano garantire.
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