CHIESA MARIA S.S. DEL CARMINE
Vero gioiello del paese ed eco lontana di antichi fasti, la Chiesa Madre di Teana sorprende per la maestosità in un centro così piccolo. Costruita a ridosso dell’antico Castello in posizione completamente decentrata rispetto all’abitato, si presenta oggi come un imponente edificio con copertura a capanna e torre campanaria e portone secondario in pietra (1788) sul lato della piazza.
L’architettura originaria è stata alterata nel tempo essendo stata la chiesa danneggiata da incendi, terremoti ed intemperie: nel XVIII sec. il soffitto a cassettoni dorati è stato sostituito da una volta pregevolmente affrescata, la cui paternità è attribuita al pittore B. Lentini, anche se di altro avviso è la dott.ssa Grelle Iusco che li attribuisce ad Anselmo Palmieri8; il campanile, crollato nel 1857 e poi ricostruito, è stato smantellato e rimpicciolito intorno al 1955 per dar maggiore spazio alla strada provinciale; la facciata a salienti è stata modificata per rinforzare il tetto danneggiato dalle piogge del 1971; il timpano al di sopra del portone principale in pietra ed il cornicione sono stati eliminati e la piccola finestrella tonda, al di sopra di quest’ultimo, murata e sostituita da una croce in stucco. Oltre a questi si ha notizia di ulteriori interventi di restauro operati nel 1942, ma non se ne conosce l’entità. La chiesa si presenta come un’unica navata ampia ed ariosa caratterizzata da un’ottima diffusione acustica. Lungo questa si trovano 6 cappelle e sul presbiterio altri 2 altari. Come è facile immaginare, i culti legati ai vari altari sono mutati nel tempo. È il caso di quello di San Gaetano da Thiene fatto patrono secondario nel 1770 con Breve Apostolica, la cui statua in cartapesta, dono dei Marchesi Domenico Messanelli e Gaetana Pallavicino9, è posta oggi sull’altare del Corpus Domini oppure dell’Annunziata, la cui preziosissima tela secentesca orna l’altare della Madonna del Rosario, o, ancora, di San Francesco d’Assisi, la cui antica statua è un dono recente della famiglia Lecce. Immutato nel tempo è, invece, il culto bizantino di San Biagio Vescovo, patrono di Teana. La statua lignea a grandezza naturale è documentata già nel 1683 quando, insieme a quella di Sant’Antonio da Padova Patrono secondario, era posta sull’altare maggiore ai lati del quadro della Madonna del Carmine ormai disperso. Ora le due statue sono poste nelle nicchie immediatamente al di sotto del Presbiterio. Si trovano poi sugli altri altari: la Madonna delle Grazie con ai lati San Giuseppe suo sposo e Santa Lucia, il quadro dell’Immacolata Concezione del 1771 commissionato dai coniugi Egidio Gorgoglione e Vittoria Giliberto e la statua dell’Addolorata del 1893 con ai piedi Gesù morto. Primeggiava sulla volta l’affresco del martirio del Patrono, copia di una tela secentesca dipinta da Carlo Maratta (Basilica di S. Maria Assunta di Genova), ma, a seguito del terremoto dell’80, per questioni di sicurezza è stato necessario smontare la maggior parte di questo e degli altri affreschi. Questi rappresentano, cominciando dalla controfacciata, Re Davide citaredo, al di sopra del Coro Notturno che una volta ospitava l’Organo, Il sacrificio di Isacco, su cui era posta la firma dell’artista, e Il ratto di Elia in cielo. Si osservano, ancora: sulla volta del Presbiterio gli affreschi della Trinità e degli Evangelisti, in senso orario Marco, Matteo, Giovanni e Luca; sulle colonne della navata, Sant’Emidio, San Rocco e Santa Barbara invocati per protezione rispettivamente da Terremoti, Peste e Fulmini; sulla controfacciata, a destra Il Battesimo di Gesù ed a sinistra Il sogno di Giuseppe, ovvero l’angelo che annuncia la nascita di Gesù da Maria vergine sua sposa al Santo, nel momento del dubbio. Questo doveva essere di sicuro messo in relazione alla tela dell’Annunziata già nominata. Infine, oltre il presbiterio ed alle spalle dell’altare maggiore (ormai spostato completamente sul fondo) vi era il Coro ligneo intarsiato che con il terremoto del 1857 venne irreparabilmente danneggiato, motivo per cui ad oggi nulla ci perviene. Ornano tale ambiente due altorilievi in stucco sulle pareti raffiguranti un episodio della vita di Giuditta e Susanna e i Vecchioni, e degli affreschi della fine del XIX sec. sulla volta. Sempre qui è stata poi ricavata una nicchia per la Madonna del Carmine, statua che molto verosimilmente doveva rappresentare in passato la Madonna del Soccorso: questa, privata di bastone e dragone ai piedi e ridipinta, andava a sopperire alla mancanza dell’effige della Madonna, cui la chiesa è intitolata, a cui si era arrivati.